Genio e sregolata … propaganda

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Genio e sregolata … propaganda

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Genio e sregolata … propaganda



Esiste qualcuno al mondo che non sappia chi sia Elon Musk?

Supponiamo che ciò sia possibile e digitiamo il suo nome su Google per saperne di più: compaiono poco meno di centocinquanta milioni di risultati a suo nome.

Per farvene capire la portata, sappiate che Jeff Bezos, fondatore del colosso Amazon e secondo uomo più ricco del mondo (ormai da anni in lotta per il più prestigioso gradino del podio proprio contro Musk), ne conta appena quarantadue milioni.

Se invece si compie la ricerca sulle loro aziende, scopriamo però che per Musk le sue Tesla e SpaceX piazzano centinaia di milioni di risultati, ma Amazon stacca tutti di brutto con quasi sei miliardi!

Che nel caso di Bezos, il suo sistema di e – commerce ha ottenuto una tale popolarità ed importanza sociale in modo autonomo e non ha bisogno di niente e di nessuno: è ormai imprescindibile per la vita di miliardi di persone.

Mentre è ormai chiaro come il macrocosmo di Musk giri sempre attorno alla sua vulcanica (e spesso controversa) personalità: è lui a dare valore ai suoi prodotti.

Infatti l’imprenditore di Pretoria è ormai diventato leggendario e conosciuto, almeno superficialmente, in tutto il mondo anche dall’uomo della strada.

Ma da dove arriva una simile visibilità? Cosa si cela dietro un successo simile a livello mediatico?

La risposta è una scelta decisamente oculata e intelligente d’investire non soltanto sulle idee e sulle aziende, ma soprattutto su se stesso e sulla pubblicità della propria immagine.

Fateci caso: da quando si è iniziato a parlare di Elon Musk?

Forse nel 1995, anno in cui aveva fondato Zip2, azienda che vendeva guide online delle città? All’epoca nessuno sapeva neppure che lui esistesse sul pianeta Terra.

È stato forse nel 1999, quando ha dato vita alla versione prototipo della futura PayPal?

Forse nel mondo della finanza il suo nome aveva finalmente cominciato a girare con il giusto merito, ma il grande pubblico continuava ad ignorare persino di che colore avesse i capelli.

Vogliamo parlare di SpaceX? Se ne parla molto adesso, perché come dicevamo precedentemente ormai Musk è un’icona come James Bond, ma ad esclusione degli addetti ai lavori, nessuna persona normale ha la minima idea di come si chiamino le aziende aerospaziali.

Qualcosa ha cominciato a cambiare attorno al 2008 con Tesla: quando l’imprenditore ha preso le redini di quella che oggi è la compagnia d’auto elettriche più famosa al mondo, il suo nome è improvvisamente schizzato alle stelle come gli shuttle che contribuisce a migliorare.

Per quale ragione? Riflettete un attimo: chi è l’attuale CEO di Mercedes? O di Ford? Piuttosto che della stessa Fiat (da italiani, rimarreste sorpresi nel scoprirlo)?

A meno che non siate super appassionati di auto e di quadri aziendali … NON LO SAPETE!

Invece tutto il mondo sa che Tesla è gestita da Musk!

Perché Musk è un personaggio, a tratti istrionico e geniale, a tratti eccessivo e polemico, mai banale e per nulla standardizzato: non ha nessun competitor nel mondo dell’imprenditoria in grado di tenergli testa.

Esempio banale: durante la pandemia Covid19 non ha mancato di far parlare di sé a ogni piè sospinto.

Dichiarazioni come “Il virus è poco più di un raffreddore” sono state la norma e l’imprenditore, tuonando e fulminando contro il distanziamento sociale e le misure restrittive, ha sollevato un vero polverone, finendo per tutta risposta sulla copertina della rivista Time come l’uomo dell’anno.

Non pago, Musk utilizza Twitter in modo disinvolto, proponendo sondaggi, facendo osservazioni politiche contro le potenze mondiali, polemizzando contro tutto e tutti, attaccando la tassazione ai benestanti. Secondo voi, a una persona come lui con un patrimonio di duecento miliardi, farebbe differenza una tassa in più o meno?

Ovvio che no, ma lui da consumato istrione sa che in questo modo attirerà le attenzioni (anche sdegnate) su di sé e consequenzialmente sui prodotti delle sue aziende.

Ovviamente nella sua strategia di marketing utilizza anche il video: è pressoché ovunque, apparendo sia in camei cinematografici (“Iron Man 2”) che persino in cartoni animati come “I Simpson”.

Filma conferenze a più riprese, presenta i nuovi modelli d’auto in prima persona, parlando con trasporto dei suoi obbiettivi presenti e futuri, non sottraendosi neppure alle interviste su canali social come Youtube.

Prendiamo ad esempio la strategia brillante dell’imprenditore proprio sul portale video: tre anni fa, in una conversazione sul canale di Joe Rogan, il buon Elon ha fumato marijuana, sciolto e rilassato, mentre milioni di persone guardavano il video.

Ovviamente i giornali più tradizionalisti lo hanno crocifisso, dicendo che i suoi comportamenti sopra le righe avrebbero distrutto Tesla, il cui titolo stava proprio crollando in borsa in seguito al suo exploit.

Ebbene, secondo voi quanto ha guadagnato Tesla e lo stesso Musk da questo can can pubblicitario, pur negativo? Basti dire che la casa automobilistica è ancora viva e vegeta, il suo CEO ormai ricchissimo ed il titolo in borsa segna proprio oggi un bel + 32%.

Musk ha fatto suo il motto di Oscar Wilde: “Bene o male, basta che se ne parli!”

Per questo lui è Musk e Tesla è diventata TESLA.

Che cosa possiamo imparare dalla vita di quest’uomo che non subisce la Storia, ma la fa?

Semplicemente che a volte il successo non arriva soltanto per la qualità dei nostri prodotti e della nostra azienda, ma da come siamo in grado di vendere la nostra figura e quello che offriamo, presentandoci come sopra le righe, geniali o persino “sregolati”, ma comunque unici.

In poche parole: senza competitor.

Noi di Playstop possiamo aiutarvi nel raggiungere i vostri obbiettivi con lo strumento di cui siamo maestri: il video. Forse non sarà un advertising a trasformarvi nel nuovo Musk, ma una cosa è certa: rispetto ai vostri competitor che non lo faranno, voi sarete già pronti a viaggiare su Marte.

Per info e contatti
Paolo: info@playstopvideo.it

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