I Tweet di Musk

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Ancora una volta il multimiliardario di Pretoria Elon Musk ci offre un interessante spunto di riflessione. Ormai giunto a vertici di ricchezza degni di Zio Paperone e popolarità paragonabile a quella di Bruce Wayne (o di Lex Luthor, a seconda di come lo si voglia vedere), è una figura che può trovare paragoni soltanto nel mondo dei fumetti, ma al contrario dei suoi competitor cartacei, lui è ben reale e quindi può esserci di valido insegnamento.

Ceto, difficilmente si può pensare di diventare ricchi come lui osservandone le imprese, ma sicuramente qualche valido meccanismo lo si può ricavare dalle sue ultime scelte professionali.

Tanto per cominciare, chiariamo un punto: Musk ha un patrimonio di 223 miliardi di dollari.

In parole povere, può ritirarsi domani mattina e passare tutta l’esistenza in vacanza a Bora Bora vivendo come un principe, così come i suoi figli ed i figli dei suoi figli, per almeno tre generazioni a venire.

Quindi perché non lo fa e continua incessantemente a lavorare, cercando di espandere i propri settori e sviluppare nuove forme di business? Il motivo è uno solo: perché lui è contento così.

Fare business, creare nuove tecnologie, sviluppare nuove forme di profitto, è la sua vita e si sente realizzato: ciò che lo muove è il desiderio di avere sempre una nuova attività, farla crescere e sviluppare. Questo è certamente uno dei motivi che lo hanno recentemente portato a comprare il noto microblog Twitter.

Per chi non conoscesse la famosissima piattaforma social, si tratta di una realtà fondata nel 2006 che è arrivata a comprendere trecento milioni di utenti che attraverso essa si scambiano milioni e milioni di messaggi, i famosi “tweet”, su qualsiasi argomento, dalle notizie di cronaca alla propaganda politica passando ai commenti di serie o programmi tv.

La sua caratteristica principale è la semplicità: i messaggi brevi (massimo 280 caratteri) lo rendono dritto al punto, funzionale alla diffusione di news ed idee, oltre che un vero campo di battaglia per gli autori di epigrammi, che possono sbizzarrirsi nelle loro massime.

Col tempo, Twitter si è distinto rispetto a Facebook ed Instagram per rivolgersi essenzialmente a degli utenti di una fascia d’età superiore: adulti interessati a questioni politiche, giornalistiche, per non parlare di personaggi pubblici di alto spessore che spesso usano proprio il social dell’uccellino per impostare le loro principali pubblicità.

È il caso, per fare un esempio eclatante, di Donald Trump, famosissimo imprenditore ed ex presidente degli Stati Uniti, che ha usato spessissimo Twitter durante la sua campagna ed il suo periodo in carica, spesso in maniera decisamente originale, finendo addirittura per venirne bannato a vita dopo certe sue dichiarazioni sui generis.

Quindi ha sorpreso il mondo intero la notizia che Elon Musk fosse interessato a comprare il social network per unirlo alle sue molteplici proprietà.

Cosa trova Musk di interessante in Twitter? Perché proprio lui desidera comprarlo e l’idea non è venuta, per fare un esempio, a Bill Gates o a Jeff Bezos?

Probabilmente perché Musk è da tempo il miliardario più attivo sui social: è ovunque ed usa Twitter come sua piattaforma preferita, promuovendo soprattutto la sua figura e consequenzialmente le sue imprese.

Pensateci bene: è nata prima Tesla o Musk, mediaticamente parlando? Chi ha reso famoso chi?

È un enigma degno di quello antichissimo dell’uovo e della gallina: i due sembrano comparsi alla pari, quando invece Musk era nel settore imprenditoriale da molto prima dell’acquisto dell’azienda automobilistica, che a sua volta era attiva da diverso tempo prima di entrare a far parte del carnet dell’imprenditore. L’abilità del genio di Pretoria è proprio questa: sa sfruttare tutto ciò che ha tra le mani per diventare sempre più famoso e, per proprietà transitiva, aumentarne a sua volta la popolarità.

Per un uomo capace di usare così efficacemente tali strumenti, cosa c’è di meglio che avere sotto il proprio controllo la piattaforma preferita dal target ideale per i suoi interessi?

Questo lo ha spinto ad acquisire Twitter per 44 miliardi di dollari e a muovere una politica d’insediamento davvero aggressiva: le famose spunte blu degli account verificati diventeranno a pagamento, cosa che ha provocato la furia di personalità come Stephen King, che non ha bisogno di presentazioni, e di Nate Silver (giornalista ed autore di contenuti), i cui milioni di follower potrebbe smuovere di molto le decisioni future del nuovo padrone del social.

Non pago, Musk ha anche agito come una falce, tagliando il numero dei dipendenti di Twitter, apprestandosi di fatto a licenziarne 3700, più della metà dei lavoratori totali, cosa che sollevato un vero e proprio polverone, con tanto di class action presso il tribunale di San Francisco, smentite e riconferme, con un tam tam mediatico che non si vedeva da tempo.

Ancora una volta l’imprenditore più discusso del mondo ha ottenuto quello che voleva: accendere i riflettori su di sé, nel bene come nel male, e di far parlare nuovamente “di” Twitter e non solo “attraverso” Twitter, che ormai stavo finendo per diventare un modo quasi scontato di comunicare, mentre lui ci ha ricordato che non è affatto così.

Un altro dettaglio interessante, e che ci tocca personalmente, è un’innovazione che Musk intende portare sulla piattaforma social: contenuti audio e filmati più lunghi potranno essere pubblicati sulla piattaforma, addirittura sembra che sia allo studio persino un sistema che offrirebbe la visualizzazione di contenuti video a pagamento. Queste scelte stanno dando un chiaro segnale: anche su Twitter, la modalità espressiva del video è diventata un must, che il suo nuovo proprietario, da sempre uno dei più aggiornati e dinamici fruitori, è pronto ad usare e potenziare.

Perché ormai è chiaro che nella società dell’immagine, le parole non bastano: anche un “tweet” ha bisogno di qualcosa di più che meno di trecento caratteri per attirare l’attenzione … e questo qualcosa è un video. Quindi, il messaggio è evidente: per promuoversi, farsi conoscere, per esistere sul mercato, il video è essenziale. Se volete però che venga realizzato in maniera efficace, che faccia al caso vostro, noi di Playstop Video possiamo mettere la nostra lunga esperienza al vostro servizio: perché un video professionale forse non vi farà diventare Elon Musk, ma sicuramente potrà permettervi di fare una bella promozione di voi stessi sulla sua nuova piattaforma.


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Paolo: info@playstopvideo.it

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