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Il 2 gennaio ’23, a causa di un tragico incidente in motoslitta, ha trovato la morte Ken Block, figura leggendaria e poliedrica che ha saputo diventare un’icona a più livelli.
La sua morte drammatica, oltre a riempirci di tristezza, ci può dare modo di riflettere sulla grande eredità che ha lasciato a tutti gli appassionati di motorsport … e soprattutto nel modo in cui questa resterà per sempre a disposizione di tutti.
Block, oltre che un pilota d’alto livello, era sicuramente un genio dell’imprenditoria e del marketing: nel 1994, a neanche trent’anni, ha fondato insieme ad un amico la DC Shoes, una linea di scarpe per appassionati di skateboard. In breve si trasforma in un fenomeno commerciale, che lo porta a vendere il marchio nel 2004 per più di cento milioni di dollari.
Chiunque altro ne avrebbe avuto abbastanza per una vita intera, direste voi.
Ma lui invece no: trionfato nel business, si è lanciato a tutta velocità nelle gare di rally, arrivando presto a competere per il mondiale, dove ha ottenuto un più che dignitoso settimo posto in Messico.
Aldilà dei risultati ottenuti, tra cui le svariate medaglie vinte in altre competizioni, a riscuotere consensi è ancora il suo stile, gagliardo e sopra le righe: la sua scuderia di rally, la Hoonigan (“teppista”), si è trasformata in fretta in un vero e proprio cult per gli appassionati di corse e di tuning, con tanto di prodotti di merchandising a tema andati a ruba.
Tuttavia, nonostante un ruolo preponderante delle attività “in presenza” per sfoggiare le sue derapate e le innumerevoli gincane, Block ha saputo vedere nel futuro, capendo immediatamente l’importanza dei social. Attraverso di essi, è riuscito infatti ad ampliare il bacino dei fan, ingrandendo a dismisura il suo mito utilizzando sapientemente i video.
Infatti, per quanto seguito in tutto il mondo e caratterizzato da un nutrito gruppo d’appassionati, il rally è una competizione specifica che viene trasmessa abitualmente su canali tematici.
In pratica devi essere davvero un entusiasta per seguirlo e conoscere a memoria i suoi piloti: di rado si finisce per imbattersi casualmente nella trasmissione di una gara facendo zapping.
Al contrario della Formula 1 o della Moto GP, che godono di molta più visibilità e non è quindi inusuale sentire al bar discussioni anche accese sull’ultima performance di Lewis Hamilton o di Francesco Bagnaia, il rally è una competizione maggiormente specialistica.
Per tali ragioni, le gare solitamente non permettono di raggiungere visibilità astronomiche … ma queste regole non valgono per Youtube.
Infatti, proprio per la sua natura, la piattaforma video offre la possibilità di guardare contenuti “consigliati”, “del momento”, piuttosto che affini ai nostri gusti, quando invece non decide motu proprio di spammare un video ad ogni costo.
Quindi, anche se magari non avete mai guardato un video di rally in vita vostra, ma siete invece grandi appassionati dei trailer, della soundtrack o degli spezzoni della saga di Fast and Furious, Youtube non impiegherà molto a farvi comparire un video di rally tra i consigliati.
E magari proprio uno di Ken Block.
Vero pioniere del genere, ha raggiunto fama mondiale grazie alla sua serie di video “Gymkhana”, che hanno anche avuto un’exclusivity window su Amazon Prime,
Nei suoi dieci episodi, Block realizza delle imprese al limite del reale, sfrecciando sul ghiaccio, tra le ruspe, passando sotto ad un trattore, facendo il pelo a decine di auto disposte a labirinto.
Le sue abilità fuori scala e la capacità di reclamizzarle a dovere lo hanno condotto a un successo enorme: il suo canale personale conta più di duecento milioni di visualizzazioni, mentre quello della sua scuderia Hoonigan supera di molto il miliardo, per non parlare del fatto che Block era persino comparso all’interno di alcuni videogame, come Gran Turismo e Dirt.
Se la sua tragica morte non fosse avvenuta così presto, chissà in quali altre adrenaliniche avventure si sarebbe lanciato e quali altri contenuti avrebbe offerto ai suoi milioni di fan in tutto il mondo.
Tuttavia, a rendere meno dolorosa la sua scomparsa, è rimasta appunto una vasta eredità: i contenuti video che ha portato sul suo canale e su quello dei suoi partner, che permetteranno a chi già lo conosceva di mantenerne vivo il ricordo e a chi ancora non lo conosce (e a chi lo conoscerà in futuro tra molti anni) di scoprirne la grandezza, che resterà a disposizione di tutti finché esisteranno i social.
Quindi, nell’era della comunicazione, un video può essere non soltanto un valido advertising per promuovere se stessi o il proprio brand: può anche essere una vera via per l’immortalità.
Per info e contatti
Paolo: info@playstopvideo.it